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A rischio povertà un abruzzese su quattro

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L’Abruzzo, spesso descritto come una regione caratterizzata da paesaggi mozzafiato e un solido tessuto economico legato alle piccole e medie imprese, si trova oggi ad affrontare una crisi sociale preoccupante. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, un abruzzese su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale. Questo dato, che supera di poco la media nazionale, delinea una situazione allarmante che colpisce famiglie, giovani e anziani.I numeri della crisiIl rischio povertà viene misurato considerando le persone con redditi inferiori al 60% della mediana nazionale. In Abruzzo, il 25% della popolazione si trova in questa condizione. La situazione è ulteriormente aggravata dal crescente numero di nuclei familiari che non riescono a far fronte alle spese essenziali, come bollette, affitto e alimentazione. Nel 2024, il caro vita ha colpito duramente anche le regioni tradizionalmente meno esposte, come l’Abruzzo, con un’inflazione che ha ridotto ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie.Le categorie più vulnerabiliParticolarmente esposte sono le famiglie con figli a carico e i lavoratori precari. I giovani under 35, spesso impiegati con contratti a tempo determinato o in lavori sottopagati, rappresentano una delle categorie più colpite. Parallelamente, gli anziani che vivono di pensioni minime affrontano difficoltà crescenti, tra l’aumento dei costi dei servizi sanitari e la mancanza di una rete familiare di supporto.Le cause: crisi economica e mancata crescitaLa regione soffre di problemi strutturali che si sono intensificati negli ultimi anni. Il declino demografico, la carenza di investimenti e la fragilità del mercato del lavoro hanno reso l’Abruzzo vulnerabile alle crisi globali. Il tessuto imprenditoriale, basato principalmente su piccole imprese, ha risentito della pandemia e della successiva crisi energetica, lasciando molte famiglie senza una stabilità economica.A ciò si aggiunge l’impatto delle politiche nazionali ed europee: se da un lato il PNRR ha promesso ingenti fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno, dall’altro la lentezza nell’attuazione dei progetti rischia di lasciare indietro territori come l’Abruzzo, che non dispone di risorse sufficienti per affrontare autonomamente la crisi.Le risposte istituzionali: sufficienti?Le istituzioni regionali hanno cercato di affrontare la situazione con politiche mirate, come i contributi per l’affitto e i bonus energetici. Tuttavia, associazioni e sindacati denunciano che gli interventi sono ancora insufficienti. “Serve un piano strutturale per il lavoro e la formazione, non solo misure tampone”, afferma il segretario regionale della CGIL.Le voci del territorio”Non riesco più a pagare tutte le bollette e la spesa per i miei figli è diventata un lusso”, racconta Anna, 42 anni, madre di due bambini di Pescara. Storie come la sua sono sempre più frequenti in una regione che si trova a lottare contro un’emergenza silenziosa ma devastante.Uno sguardo al futuroSebbene il quadro appaia critico, l’Abruzzo ha mostrato in passato una straordinaria capacità di resilienza. Le associazioni di volontariato, il terzo settore e le reti di solidarietà sono già in campo per sostenere le famiglie più fragili. Tuttavia, senza interventi concreti e mirati da parte del governo e della regione, il rischio è che la povertà diventi un problema cronico, minando le basi di una regione che ha sempre fatto della laboriosità e del senso di comunità i suoi punti di forza.Il tempo stringe e la speranza è che il 2024 non sia solo un anno di difficoltà, ma anche di riscatto sociale ed economico per l’Abruzzo.

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