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Nel dibattito tra vice Vance in vantaggio, poi Walz sferra il colpo 6 gennaio

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di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Tanto rumore per nulla? Quasi. Il dibattito tra Tim Walz e JD Vance ospitato nel quartier generale del network Cbs a New York, ha visto i due candidati a vice di Kamala Harris e Donald Trump rispondere ad una valanga di domande poste dalle due anchor Norah O’Donnell e Margaret Brennan. Le due giornaliste sono state in gamba nel tenere sotto controllo lo show, ma è incredibile che tra le domande hanno “dimenticato” una sulla guerra in Ucraina, dato che gli americani restano in apprensione dopo che la Russia ha minacciato più volte l’Occidente di rischiare il conflitto nucleare.
Il dibattito ha messo a nudo il divario politico tra i due partiti su questione come immigrazione, aborto e politica estera. Ma la sorpresa più grande nella sfida tv tra il governatore democratico del Minnesota e il senatore dell’Ohio è stata la premurosa “gentilezza”, che i due si sono scambiati fin dalla calorosa stretta di mano iniziale e ancora alla fine del duello, quando si sono salutati con sorprendente cordialità con accanto le mogli salite sul palco.
Il dibattito è stato tanto ricco di argomenti quanto prevedibile nelle risposte, con i candidati che hanno commesso pochi errori – non ci sono state bizzarre situazioni alla “migranti haitiani mangia gatti e cani” ripetuto da Trump con Harris che scoppiava a ridere – ma sia Walz che Vance hanno avuto dei momenti di evidente imbarazzo. Come quando il governatore democratico del Minnesota ha cercato confusamente di dare una impossibile spiegazione alla sua “invenzione” di essere stato in Cina durante le proteste del 1989 di Tienanmen. Oppure la faccia tosta con cui Vance ha detto che fosse una esagerazione dei democratici Trump pericolo per la democrazia quando “lui il 20 gennaio 2021 ha ceduto pacificamente il potere come abbiamo sempre fatto per gli ultimi 250 anni in questo paese”. Come se il 6 gennaio 2021 non fosse mai accaduto!
Eppure fino a quel momento Vance aveva fatto molto meglio dell’avversario Walz che invece aveva offerto una performance sotto le aspettative. Il senatore dell’Ohio, nato da una madre tossicodipendente e cresciuto dalla nonna in povertà ma che alla fine, grazie al servizio militare, riesce a laurearsi alla prestigiosa Yale University, è apparso fino a quasi la fine del dibattito più “presidenziale” con la sua eloquenza e, a tratti, persino più convincente (soprattutto sulla parte della politica estera in cui ha detto che con Trump il caos in Medio Oriente non sarebbe avvenuto perché non avvenne durante la sua presidenza). Quando all’inizio è stato chiesto se sostenessero un attacco preventivo di Israele all’Iran, mentre Walz ci ha girato intorno arrivando alla fine a parlare dell’età di Trump, Vance ha risposto con scaltra abilità: “La scelta spetta a Israele”.
Al contrario Walz, in tutta la prima parte del dibattito è apparso “ingolfarsi” nella troppa preparazione, ripetendo frasi memorizzate e dimenticando di incalzare l’avversario quando in certe risposte appariva più vulnerabile. Come per esempio è accaduto con le domande sull’aborto. Vance ha qui infatti mentito spudoratamente sulle sue posizioni dicendo che era sempre stato favorevole, come Trump, ad una decisione statale non imposta a livello federale, ma è risaputo e ci sono innumerevoli comizi e interviste a testimoniarlo, che prima di essere scelto per la candidatura alla vice presidenza, il senatore dell’Ohio sosteneva una inflessibile abolizione a livello totale e quindi federale del diritto all’aborto (tatticamente rifiutata da Trump). Walz lì ha mancato l’affondo, anche se almeno il governatore del Minnesota ha mostrato di essere pronto nel dare chiara e forte la posizione del ticket Harris-Walz sul diritto negli USA al controllo delle nascite, affermando: “Il nocciolo della questione è: come possiamo noi, come nazione, dire che la tua vita e i tuoi diritti, fondamentali come il diritto di controllare il tuo stesso corpo, siano determinati dalla geografia?”.
Anche sulla sanità, Walz non ha approfittato dell’occasione di smentire Vance quando addirittura il repubblicano ha detto che “Trump aveva salvato l’Obamacare”: è esattamente il contrario, dalla Casa Bianca Trump cercò di farlo abolire ma non ci riuscì grazie alla ribellione dell’allora senatore repubblicano dell’Arizona John McCain.
Se fosse finito a questo punto il dibattito sarebbe stato vinto nettamente da Vance – più per lo stile e sicurezza mostrata rispetto all’avversario che per i contenuti delle risposte – ma proprio alla fine.
Walz è “resuscitato” sferrando un colpo da Ko all’avversario facendogli questa domanda: “Chi ha vinto le elezioni del 2020?”. Qui Vance, che fino allora era riuscito ad apparire competente se non proprio sincero, ecco che ha di colpo rimesso la maschera trumpiana e ha polverizzato tutta quella immagine seria e affidabile che aveva fornito alle telecamere fino a quel momento.
Evidentemente imbarazzato, prima ha cercato di aggirare la domanda dicendo “Tim, sono concentrato sul futuro”, ma Walz questa volta non ha mollato la presa e ha insistito guardando anche la telecamera con espressioni di evidente disgusto per l’avversario che non riusciva ad ammettere la sconfitta elettorale di Trump e insisteva nel perpetuare la menzogna pericolosa.
Con quel rifiuto di Vance di ammettere che l’ex presidente Donald J. Trump aveva perso le elezioni del 2020, di colpo la posta in gioco dell’attuale campagna elettorale è apparsa in tutta la sua pericolosità per la tenuta della democrazia americana.
“Questa è una dannata non risposta”, ha risposto seccamente Walz quando Vance diceva di voler parlare di futuro.
Già, Vance non poteva rispondere con la verità alla domanda su chi avesse vinto le elezioni del 2020, perché avrebbe perso la condizione “sine qua non” Trump non l’avrebbe mai scelto.
In quello scambio finale del dibattito, Walz ha mostrato Vance nudo davanti all’azione di Trump che portò al 6 gennaio 2021.
A quel punto Walz, come un gladiatore che ribalta l’avversario nella lotta che stava perdendo, ha affondato l’ultimo colpo ricordando l’allora vice presidente Mike Pence che confermò il responso delle elezioni perché lui restò fedele alla costituzione e alla democrazia, invece con uno come lui alla vicepresidenza tutto, anche la democrazia, sarebbe stato sacrificato all’ubbidienza al boss.
Proprio quando il 39enne senatore Vance sembrava avviato alla vittoria del dibattito, il 60enne governatore Walz ha pareggiato i conti.
A questo punto a che servirà questo dibattito tra i vice nella corsa testa a testa tra Trump e Harris? I maggiori commentatori americani sono convinti a poco o nulla. Già, la performance di Vance e Walz non avrebbe mai potuto far cambiare idea ai supporter Maga di Trump o democratici e “never Trump” di Harris.
Ma quel 2% o 3% di indecisi che ancora non sanno per chi votare? E’ tra questi che il ricordo di ciò che accadde il 6 gennaio 2021 con l’assalto al Congresso, mentre Trump alla Casa Bianca tardava a registrare un video per la “ritirata”, potrebbe diventare determinante.

– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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